martedì 10 gennaio 2017

Dynamo ver. 1.2.0 - Lavorare con le liste diventa ancora più facile!

La possibilità di gestire dati strutturati è di fondamentale importanza nello sviluppo di processi. 

Per questo la più importante novità introdotta in DynamoBIM dalla versione 1.2.0 è quella di aver incorporato nei nodi il "List@Level" metodo che permette di stabilire su quale livello della lista di Input si intende agire. 

Prima di questa versione per intervenire sulle sublist era necessario sviluppare l'algoritmo in linguaggio Design Script all'interno di un Code Block ed utilizzare le "Replication Guide".






sabato 2 aprile 2016

Dynamo ver. 1.0.0 - Novità sulla gestione delle liste

Finalmente! ‪#‎DynamoBIM‬

Dalla versione 1.0.0 di prossima uscita la gestione delle liste in DynamoBIM sarà molto più semplice e automatica.


Con la risoluzione dei problemi legati al nodo "List.GetItemAtIndex" sarà possibile estrarre da una lista elementi presenti nei rami secondari, velocemente e senza ricorrere a faticose m
anipolazioni.






mercoledì 23 dicembre 2015

SIMPLIFIED BUILDING ENERGY MODELING.

Charles Eastman, docente nel College of Architecture and Computer Science in Georgia, fondatore del gruppo ACADIA, nonché voce autorevole dei più importanti scritti nel mondo del BIM, sintetizza in una delle sue ultime opere il Building Information Modeling in tre aggettivi:

- Rapido
- Economico
- Bello

In quest'ultimo intende racchiudere (è lui stesso a dircelo nel volume "a guide to building Information Modeling for owner, managers, designers, engineers and contractors" del 2008 ) un concetto ampio della "qualità", sia in termini fruitivi che produttivi e funzionali.
In una lettura di qualità funzionale contemporanea parte importante della questione è quella della sostenibilità. Il comportamento energetico di una costruzione, come il suo impatto o il costo (in termini di emissioni) di costruzione fanno parte, se ci sono, di quella "bellezza" che un buon BIM può contenere.

1 - Autodesk Formit :La modellazione di un concept
Un processo che "vuole integrare" deve perciò poter accogliere, non come dati o norme, ma come variabili parametriche del sistema le strategie e le condizioni costruttive, distributive e funzionali che permettono di avvicinarsi in forma concreta, ma anche estetica, alla agognata "migliore-pratica" raggiungibile.
Il BIM da diversi anni ha trovato nel BEM (Building Energy Management) la naturale sponda di riferimento, per un canale capace di far confluire il flusso di dati energetici nel processo BIM progettuale e costruttivo, ma questo processo è fatto di condizioni, regole e materiali concreti, e quindi questo sistema sinergico può avviarsi solo quando la forma, le relazioni funzionali, le scelte costruttive principali sono già ampiamente definite. Partire con il piede giusto è un'altra cosa; significa aver definito già nelle condizioni di partenza i geni più utili alla realizzazione di un sistema altamente sostenibile, significa ver incorporato tra le scelte che definiranno il sistema edificio quelle che meglio enfatizzano la performance, il confort, la sostenibilità.
Il Simplified Building Energy Modeling nasce per questo. Il suo compito è di consentire fin da subito la comprensione dei fenomeni che interattivamente ed iterattivamente spostano le energie, le dinamiche ambientali, gli impatti, lungo una scala di valutazione che va dal peggio al meglio, in termini: prestazionali, fruitivi, economici, ecologici.
Dal luogo al costruito, passando per i profili funzionali, i tipi costruttivi, i materiali ed i probabili metodi di cantierizzazione. Tutto influisce in questa equazione di equilibrio, di un "tutto" ancora ipotetico, variabile: parametrico.

2 - Autodesk Formit : analisi dell'irraggiamento solare
Il metodo SBEM permette di impastare una "ipotesi di edificio" una forma di involucro, sommariamente definita per: forma, esposizione, porosità, aree funzionali generali,con le condizioni climatiche locali, con la relazione con l'intorno, con il "l'impronta ecologica" dei processi di realizzazione e dei materiali teorizzati, per ottenere una curva prestazionale complessiva, capace di definire, per interpolazione con quella dei costi (economici, sociali ed ambientali), il punto ottimale su cui fissare l'impalcato più utile allo start-up progettuale: un sistema di prescrizioni strategiche che diventa base fondante per l'inizio di un progetto vero e proprio. La funzione così definita non contiene valori fissi, ma "range" di fattibilità per ognuna delle specifiche scelte, il quadro complessivo permetterà di procedere in modo consapevole alla determinazione della strategia progettuale, sapendo per ogni argomento (gli involucri, l'esposizione, i tipi di impianto) qual è il limite possibile del loro rendimento. Il principio è quello del l'individuazione del "l'utilità marginale" per ognuna delle scelte possibili, quel limite oltre il quale non c'è più guadagno concreto nel proseguire verso una ottimizzazione; la finalità è quella di avere una visione "sinergica" delle possibilità, perché la best-practice è una interpolazione di eventi, non una banale sommatoria.
Fino ad oggi il processo SBEM si attua producendo modelli di simulazione energetica sganciati da quelli di start-up progettuale, questo perché i due mondi (BIM. e BEM) usano metodi elaborativi e di gestione dei dati diversi, per cui il trasferimento di informazioni dai sistemi energetici a quelli BIM diventa un punto di discontinuità importante, è questa è un po una negazione del concetto di "rapidità" del BIM, che, come tutti i processi qualitativi, non intende tanto rapido uguale a veloce (cioè compresso nel tempo grazie all'aumento di impegno), piuttosto rapido uguale a integrato, riducendo proprio quei colli di bottiglia, quelle trascrizioni, che si hanno quando i sistemi sono eterogenei o non comunicanti.

3 - Autodesk Formit : attivazione del modulo di simulazione 
energetica in cloud basato su motore Energy Plus
Quel che sta cambiando, e anche molto rapidamente, è che l'integrazione tra modello concettuale e modello analitico-energetico sta diventando praticabile; la strettoia che obbligava a travasare i dati tra simulazione ed uso dei suoi risultati si trasforma in un'autostrada dove le informazioni si aggregano costruendo un sistema di verifica in progress, realmente ed intimamente connessa al modello progettuale. L'ultima frontiera, quella della simulazione parametrica per "scenari" è stata raggiunta.
Cosa ha prodotto e può ancora produrre questo nuovo segmento del processo integrato? Innanzitutto ha reso disponibili software di analisi energetica connessa al processo progettuale, riducendo la filiera di processo e dunque dando senso alla rapidità in termini qualitativamente elevati, ma il risvolto forse più interessante è quello derivato da queste rapidità ed accessibilità ora disponibili che si stanno traducendo in "tools for a new awareness" rinnovando quel che è accaduto con la disponibilità e diffusione della computer grafica nel settore ambientale. La nuova consapevolezza permette a chiunque voglia contribuire di interagire e partecipare alla "mappatura del mondo costruito"; in questo modo dalla somma delle ricerche, delle sperimentazioni e delle applicazioni del processo analitico sta nascendo un atlante della sostenibilità e della resilienza dei sistemi costruiti, un nuovo patrimonio di conoscenze che moltiplica ulteriormente le possibilità per un progetto di avere quei geni utili alla sua migliore performance.
Quando poi l'atlante dei tipi e il motore di simulazione si collegano si può parlare realmente di "avvento di una nuova era della progettazione sostenibile" e del BIM.

4 - Autodesk Insight360 : i cruscotti delle prestazioni energetiche del concept

Cosa cambia? cambia la visione delle cose. Il limite fin qui incontrato nei processi di simulazione a livello concettuale stava nella produzione di dati energetici intimi al modello ma raramente confrontabili, la nuova metodologia offre invece un focus sui trend, quindi non risultati singoli ma scenari di configurazione: non serve più dunque produrre e simulare n modelli per n volte e poi procedere ad una attenta lettura per poter scegliere, il modello viene calcolato su tutte le possibili configurazioni contemporaneamente e la lettura di questo complesso sistema di opzioni è ricondotta immediatamente al consumo e all'eventuale risparmio, chiaro l'obiettivo (ed universale) chiare le dinamiche (opzionabili), la disponibilità di dati cosi strutturati permette non solo di confrontare
i diversi scenari di uno stesso progetto, ma gli scenari di ogni progetto, basato sulla stessa base di elaborazione, questo paradossalmente potrebbe essere esteso all'intero patrimonio edilizio mondiale, ecco dunque che diventa concreta la possibilità di costruire un atlante della sostenibilità e delle resilienze; infatti mettendo tutti i dati dentro lo stesso sistema di analisi ed usando la stessa griglia di configurazione, i risultati sono confrontabili anche prescindendo dalla correttezza delle singole scelte, le configurazioni urbane, le morfologie territoriali ed i climi definiscono in modo naturale là macro-scala in cui i differenti modelli simulati vengono inseriti, la disponibilità di ampie serie di dati "lima" gli errori e definisce delle condizioni tipiche che diventano patrimonio di ogni progettista, aiutano ad imporre le giuste condizioni al contorno con cui far nascere un nuovo progetto.

5 - Autodesk Insight360 : esplosione del modello analitico per evidenziarne le componenti

6 - il sito di Architecture 2030 che ospita le palette mondiale della sostenibilità e delle resilienze 

Autodesk Formit è una applicazione per tablet Apple ed Android oppure un widget di Google Chrome gratuita Autodesk Insight360 è un software per PC in parte residente ed in parte online (su portale Autodesk 360) funzionante per Revit R2 2016 per detentori di contratto di subscription, oppure è un'app. per tablet integrata in Formit ad uso gratuito Architecture 2030 e Palette 2030 è un portale di architettura gestito da un consorzio internazionale di ricerca sul clima, la sostenibilità e la resilienza urbana. Il portale raccoglie e pubblica ricerche organizzate per atlanti tematici che descrivono e quantificano il peso energetico ed ecologico di attività di trasformazione del territorio. Il consorzio accoglie anche i contributi esterni degli utenti registrati.


Massimo Campari

Direttore tecnico dei corsi InArch e BIM Leader SPraUt






mercoledì 16 dicembre 2015

GESTIONE DELLE FASI TRA FILE CONDIVISI

Uno dei punti di forza della progettazione BIM è senza dubbio la possibilità di lavorare in team in maniera più o meno contemporanea e condividere il proprio lavoro con i collaboratori. Si può ricorrere ai workset e avere di per sé un file centrale su cui si riversa il lavoro di ognuno, oppure più semplicemente si può utilizzare il collegamento tra file. Quest’ultima strada consente in maniera rapida di sovrapporre diversi file riunendoli in quello che molte volte viene definito file master, ossia un file host per i diversi collegamenti in cui sono presenti gli standard di progetto da utilizzare. Molto spesso si sceglie questa strada, privilegiandone la semplicità di realizzazione, ma per poter esprimere al massimo le potenzialità del progetto è necessario operare alcuni accorgimenti mirati a garantire uniformità grafica e stilistica tra i diversi file, in modo da essere certi che la rappresentazione grafica sia un buon narratore del progetto.
Può accadere che sia necessario offrire una rappresentazione temporale del progetto attraverso l’utilizzo delle fasi di lavoro, ciò rientra nel normale flusso di lavoro offerto da Revit, ma cosa succede quando il progetto diventa più complesso e si articola in diversi file collegati? 
Si può trattare l’argomento in maniera duplice, lavorando sulla gestione del file host o sulla visualizzazione grafica dei file collegati.

MAPPATURA DELLE FASI


La prima strada consente di rimettere ordine tra le fasi di lavoro create dai diversi utenti e presuppone che il file host contenga tutte le fasi di lavoro, opportunamente nominate: si andrà a definire un’associazione diretta tra le fasi del file collegato e del file host. Per definire questa equivalenza e stabilire quale sia la traduzione delle fasi di lavoro importate nel file host occorre guardare le proprietà del tipo del file collegato: utilizzando la mappatura delle fasi riusciamo a compilare una tabella di equivalenza tra le fasi del file collegato e le fasi del file master (precedentemente create).


Mappatura delle fasi: equivalenza tra file collegato e host 

Utilizzando questo metodo, la visualizzazione grafica del file sarà guidata dalle impostazioni prescelte nel file host e, rimanendo sul tema delle fasi di progetto, tanto le sostituzioni grafiche che i filtri delle fasi di lavoro verranno impostati in quest’ultimo file.


Impostazione delle fasi, dei filtri delle fasi, delle sostituzioni grafiche 

Se da un lato ciò produce uniformità grafica nella visualizzazione delle fasi di lavoro, dall'altro presuppone un certo lavoro iniziale sul file host sul quale dovranno essere definite a priori tutte le fasi di progetto. Occorre quindi che tali scelte vengano definite a priori e che il file “contenitore” sia il risultato di un’attenta gestione.

IMPOSTAZIONI DI VISUALIZZAZIONE DEL FILE COLLEGATO


Quando si è certi che il lavoro su ogni file sia stato eseguito secondo gli standard definiti nel protocollo e che tutte le impostazioni in merito alle fasi siano state correttamente definite nel singolo file, è possibile richiamare tali impostazioni nel file host e fare in modo che la rappresentazione del file collegato sia, del tutto o in parte, condizionata dalle scelte fatte nel file collegato di partenza.
Revit riconosce il file .rvt collegato come un oggetto e, al pari delle categorie, ne permette la modifica in termini di visualizzazione attraverso il comando SOSTITUZIONE VISIBILITA’/GRAFICA
Modificando le impostazioni di visualizzazione del file collegato da Da vista host a Personalizzato riusciamo a definire quale sia la fase di lavoro del file collegato e, se necessario, a impostare anche un diverso filtro delle fasi rispetto a quello definito nel file host. Queste modifiche andranno ad agire solo sul file collegato, permettendo quindi di avere impostazioni differenti nel file host e nel file collegato e allo stesso tempo di arrivare a una rappresentazione grafica corretta, senza il timore che qualche impostazione del file collegato vada persa o risulti sovrascritta.


Impostazioni di visualizzazione delle fasi del file collegato (nel file host) 

Sebbene la possibilità di ricorrere alla sostituzione grafica sembri essere una strada che agevolmente permette di arrivare al risultato finale, senza necessità di grossi interventi di gestione poiché caratterizzata dall'estrema fiducia nell'operato di ogni collaboratore (e autore del progetto), è bene sottolineare che il modo migliore per utilizzare tale procedura è quello di fare in modo che tutti gli attori del processo integrato lavorino in maniera conforme agli standard, secondo nomenclature e impostazioni grafiche il più possibile condivise e note a tutti. Questo è un caso in cui la gestione "manageriale" sul file ultimo sembra venir meno, ma in realtà l'aspetto gestionale e organizzativo esiste (e deve esistere), è solo spostato temporalmente nella fase iniziale del lavoro: le regole e gli standard infatti devono essere definiti sin dall'inizio del lavoro, cosicché tutti possano operare in conformità a quanto definito, ponendo i giusti presupposti per l'assemblaggio finale dei file.


Francesca D'Uffizi
Engineer & Tutor presso SPraUt

mercoledì 9 dicembre 2015

COMPUTATIONAL DESIGN PER LA MODELLAZIONE STRUTTURALE

Nella progettazione strutturale la tendenza è quella di utilizzare i modellatori BIM come ambiente alternativo di pre-processing per generare il modello agli elementi finiti, in questo modo il processo aumenta l’efficienza nella modellazione, nel trasferimento dei dati e nei controlli. Questa metodologia è molto utile per edifici standard ma quando si trasferisce su edifici non convenzionali perde la sua consistenza sia in termini di efficienza che di controllo. Molto spesso i feedback che arrivano da chi si approccia al BIM raccontano di strumenti molto interessanti ma che per la loro rigidezza spesso tolgono spazio alla creatività del progettista, questo forse in parte è vero, ma è vero anche che esistono soluzioni, basta solo cercarle ed avere la voglia di esplorarle.
Nel caso strutturale ad esempio, le informazioni basilari che deve contenere il modello BIM affinché sia impiegabile nel software di calcolo agli elementi finiti sono:

  • posizione nodi;
  • congruenza nei punti di connessione tra i diversi elementi.

Per la modellazione di edifici non convenzionali molto spesso l’utilizzo dei soli comandi per la creazione degli elementi strutturali non è sufficiente per ottenere un risultato ottimale sia dal punto di vista dell’efficienza che di quello qualitativo, in questi casi un software di visual programming può intervenire per colmare queste lacune ed aggiungere flessibilità a tutto il processo.
Ma passiamo ad un esempio concreto, vi siete mai cimentati nella modellazioni di travi reticolari per strutture complesse? Se lo avete fatto vi sarete accorti che:

  • Il sistema è complessivamente molto rigido;
  • Molto spesso si rende necessario “esplodere” la trave reticolare per ottimizzarla perdendo così la parametricità.

Vediamo come Dynamo può ottimizzare il processo di modellazione degli elementi strutturali in Revit.

STEP 1 - CREARE ELEMENTI STRUTTURALI DA LINEE DI MODELLO

Una soluzione alternativa all’inserimento manuale delle travi reticolari in Revit è stata quella di disegnare con delle linee di modello le linee di ubicazione del modello analitico delle singole aste (avendo in questo modo il controllo completo delle congruità ai nodi) e successivamente tramite uno script di Dynamo generare automaticamente dalle linee di modello gli elementi strutturali in Revit.

STEP 2 - UTILIZZARE GLI STILI DI LINEA PER LA CREAZIONE DEGLI ELEMENTI STRUTTURALI

Perfetto! Sicuramente un bel passo avanti, però conoscendo diversi software di calcolo strutturale so che è possibile raggruppare le aste in gruppi omogenei per utilizzarli ad esempio come filtri di selezione per modificare le caratteristiche a tutti gli elementi dello stesso gruppo.
Allora perchè fermarsi alle travi reticolari? Estendiamo la modellazione per linee anche agli altri elementi strutturali e a questo punto implementiamo il filtro in Dynamo, creando un Custom Node per generare automaticamente aste con sezioni diversa in base allo stile della linea di modello, il nodo si chiama CurveElement.ByLineType.



Dynamo 

Quindi utilizzando diversi stili di linea per ogni tipologia di asta (Corrente superiore, Corrente Inferiore, Montante e Diagonale) posso creare automaticamente con Dynamo tutte le aste del tipo prescelto.



Linee di modello tipizzate 

Modello fisico 

A questo punto il modello è pronto per l'invio al software di calcolo Robot Structural Analysis per le ottimizzazioni strutturali.



Robot - Modello elementi finiti





lunedì 30 novembre 2015

Il BIM PROTOCOL - Parte 1


Quando si parla di BIM (Building Information Modeling) uno dei primi concetti che si fa largo tra le numerose definizioni che identificano questo processo è quello del BIM PROTOCOL. Definirlo come un documento che identifica le regole da seguire sembra chiaro e comprensibile a tutti, il bello viene quando dal concetto si deve passare alla sua compilazione; tanti sono infatti gli esempi a disposizione per comprendere la struttura di un protocollo di questo genere, ma come succede spesso più riferimenti si hanno più è difficile comprendere cosa sia effettivamente corretto oppure no.
Dilemma ancora più difficile da risolvere per i professionisti italiani che si vogliono avvicinare a questo settore, infatti a differenza di quelli inglesi e americani, che hanno come supporto una sufficiente bibliografia risultato di numerosi anni di studi e approfondimenti da parte degli ordini competenti, gli italiani si trovano ad essere totalmente privi di qualsiasi aiuto in materia, fatto salvo qualche blog e pubblicazione da parte di esperti del settore che si dedicano ad approfondire l’argomento.

Come redigere allora un protocollo BIM?

Prima di tutto occorre comprendere bene che cosa è e soprattutto a cosa serve.

Termine delle cancellerie medievali ( dal lat. mediev. protocollu(m), che è dal gr. prōtókollon, comp. di prôtos ‘primo’ e kólla ‘colla’), indicava il "primo foglio incollato" di un rotolo, di un codice o di un documento. Passò quindi ad identificare quanto vi stava scritto, e cioè le formule preliminari del documento: nome dell'autore e del destinatario di esso, e le circostanze che gli davano origine. Da questo significato fondamentale, che si conserva nella diplomatica, è facile vedere come derivino le varie accezioni oggi in uso: documento riguardante un accordo tra stati o parti sociali; Insieme di regole convenzionali che disciplinano il funzionamento di un sistema di comunicazione; complesso di regole e procedure cui ci si deve attenere in determinate attività; l'insieme delle risorse di calcolo, degli apparati, delle reti di comunicazione e delle procedure informatiche utilizzati dalle amministrazioni per la gestione dei documenti.

L’utilizzo perciò di questo documento ha una storia molto più lunga rispetto alla semplice applicazione in ambito BIM, dove identifica tutte le regole e gli Standard che i membri di un gruppo di lavoro devono rispettare durante tutte le fasi di progettazione, delineando ruoli e responsabilità di ciascuna parte, il dettaglio e l'ambito delle informazioni, il flusso di lavoro e la comunicazione, la tecnologia software di supporto; spesso è il vero e proprio contratto di lavoro, delineando così anche le basi legislative dell’intero processo.

Di fronte ad un accezione così ampia, quali possono essere i riferimenti per un professionista italiano?

I migliori sono a livello europeo quello finlandese (Cobim), norvegese (Statsbygg) ma soprattutto quello inglese che vanta una serie di protocolli costruiti ad hoc per le varie figure di professionisti che si avvicinano al mondo del BIM, tra questi i più importarti sono sicuramente il protocollo sviluppato dal CIC (Construction Industry Council), dall’AEC e soprattutto la normativa adottata a livello nazionale, la BS 1192, che detta le regole base per la costruzione corretta di un protocollo BIM.

Oltreoceano invece particolare rilevanza ce l’ha il modello americano, che si avvale di moltissimi studi ed esempi applicativi; tra i più importanti quello sviluppato dall’ AIA (American Institute of Architects) e quello del NBIMS (National BIM Standard-United States), divenuti ormai veri e propri standard per i professionisti americani.

Altri spunti possono essere presi dai documenti Australiani (Naspec) e da quello di Singapore (Building and Construction Authority), tutti comunque basati sul modello inglese e su quello americano.
I vari esempi qui elencati sono per lo più strutturati nello stesso modo, può variare l'ordine con cui i concetti sono rappresentati oppure approfonditi; il professionista italiano non può far altro che prendere degli spunti e delle indicazioni a seconda delle esigenze e delle richieste in ambito progettuale, questo perché la normativa italiana è ancora in sviluppo e non è quindi in grado di aiutare i progettisti italiani nella redazione di un documenti così ricco di sfumature.
Quello che è certo è che per ora non esistono regole inderogabili, piuttosto buone norme da seguire.





Sara Manarin
Architect presso SPRAUT




lunedì 16 novembre 2015

YOU BIM



Se mai vi stiate chiedendo "perché un altro blog?" Sappiate che la stessa domanda me la sono posta anche io, subito dopo essermi detto ed aver condiviso con Sara Manarin e Daniele
Bernicchia che "dobbiamo costruire un blog!". Bipolare? Forse, ma una ragione me la sono data ed è la seguente.
Di blog ce ne sono tantissimi, vero; ma quanti sono quelli che parlano di BIM? La risposta è: molti. Di questi quanti sono quelli che ragionano su una praticabilità concreta del processo? Togliendo i  blog "solo tecnici "e quelli di "sponsorizzazione commerciale", la risposta potrebbe essere: "diversi", cioè non tanti. L'ultima scrematura è data dal quesito: "quanti sono i blog che affrontano le questioni del processo BIM applicandole, o che almeno tentano di applicarle, al sistema Italia? La risposta è a mio parere "pochissimi". Da queste considerazioni nasce l'esigenza di un luogo di dialogo per il BIM e sul BIM come processo utilizzabile (anche) in Italia, con i professionisti italiani.Sarà la forma-mentis di chi ha da venti anni suddiviso l'impegno professionale tra "fare" ed "insegnare a fare", sarà che l'unica cosa che sono certo di aver capito è che propinare metodi preconfezionati serve a molto poco, ma ho idea che, per quanto quei pochi blog già esistenti
svolgano oggi egregiamente il loro lavoro, manchi in Italia ancora un blog didattico, interattivo e
dialettico che proceda dal metodo BIM verso una sua concreta integrazione con il processo
progettuale prima ancora che con quello meramente costruttivo. Ecco perché c'era bisogno (a
nostro modesto parere) di un altro blog.
La mentalità dell'interagire e dell'integrare non è nuova per i professionisti della progettazione,
troppo spesso però è gestita in modo poco strutturato e scarsamente coordinato; i risultati
ammissibili sono estremi: o si ottengono cose ottime oppure si naufraga in malo modo. Una delle
prime cose che dico appena iniziò un intervento sui temi della gestione dei processi integrati è che
"bisogna ottenere soluzioni, prima ancora che raggiungere i risultati" intendendo che è importante
costruire il metodo di processo in modo che sia: praticabile, gestibile, riproducibile. La soluzione,
se corretta, produce risultati, il risultato può essere casuale o euristico e potrebbe non fornire alcun
metodo o consentire nessun coordinamento. Il processo senza controllo non è un processo, i
metodi, come può essere quello BIM, non garantiscono qualità di processo se non c'è la capacità o
la volontà (o la possibilità) di legarli alle attività che in esso sono coinvolte; da questa
considerazione deriva la preoccupazione di perdere l'ennesima opportunità di crescita per i
professionisti italiani: quella di gestire, controllare e coordinare la "qualità delle opere" attraverso la
gestione ed il controllo della "qualità dei progetti".
Se ancora oggi molti progettisti vedono come un compito superfluo o inutile la redazione delle
documentazioni a supporto del progetto, quasi fossero corpi alieni ad un mestiere che si esaurisce
nella produzione di ottimi disegni, rinunciando ad integrare nell'idea progettuale: l'uso del
manufatto, la sua gestione, la sua durata, la trasformazione... Non percependo l'importanza del
suo metodo costruttivo, del suo impatto, del suo costo; come si può immaginare che un eventuale
"obbligo" all'adozione di metodi e strumenti di gestione come quello del BIM possano (con
semplicità normativa) diventare veicoli di miglioramento per il settore delle costruzioni? Quanto
grave sarà il rischio, invece, di produrre una nuova "delega" o di aggiungere ai compiti "ritenuti
inutili" attuali, un altro tassello?
Il processo integrato è la sponda naturale del mondo delle costruzioni, fatevene (facciamocene)
una ragione. Congiunture economiche, dinamiche gestionali e logica dei mercati non possono che
spingere alla "capacità produttiva" la cosiddetta "economia del mattone" che spesso ancora oggi
vive, invece, in un limbo di "vassallaggio" o di "sponsorizzazione" per cui: alcuni professionisti sono
sulla cresta dell'onda ed altri invece sono ridotti pressoché al tracollo. L'uscita dalle ristrettezze
della crisi più grande dal dopoguerra ad oggi non potrà garantire il ritorno alla piena occupazione
per molti, almeno non ad una piena occupazione fatta di singoli o piccolissimi studi, incapaci ad
aggregarsi per condividere attività ampie e complesse. Non sarà più (ma già non lo è più oggi)
fallire la tempistica di produzione, sforare allegramente il budget, correggere per varianti
successive un progetto ed il suo cantiere; il processo di produzione avrà margini di guadagno
sempre più ristretti, i professionisti dovranno per forza diventare capaci di amministrare il flusso di
lavoro così da non andare in perdita. Non è più ammissibile ne auspicabile che grandi progetti
siano dovuti più alla schiavitù a costo quasi-zero di giovani stagisti o professionisti disposti a
mortificanti forme di "gratificazione". L'integrazione di processo è un sistema che deve saper
essere gestito, programmato e, appunto, integrato all'attività in corso e a quelle future. Serve a
capire dall'esperienza dell'oggi le strategie per le attività del domani, utilizzando "le soluzioni" come
strumenti per ottenere "risultati utili"' cioè produttivi.
La logica del BIM non è uno spettro minaccioso, limitativo delle libertà creative o operative, non è
però neanche una panacea capace di curare incapacità endemiche; è un'opportunità di crescita, di
controllo e di "legittimazione" di un ruolo professionale oggi troppo in balia di un sistema di
pressioni più o meno oscure. La logica del BIM "può" essere il viatico per tornare a ragionare sul
diritto "alla proprietà artistica dell'opera" oggi spesso arrogata ma altrettanto spesso mal gestita.
Può portare nel processo costruttivo virtuosità qualitative, vincolando le scelte agli obiettivi,
rendendo impraticabili quelle modifiche furbe o quelle sacche di indeterminazione dove oggi si
annidano: il lucro indebito di chi esegue, il tornaconto di chi gestisce o di chi "deforma" l'iter
autorizzativo e di controllo per ricattare.
Il BIM e' una grande opportunità che però va saputa prendere. Da qualche tempo iniziamo i nostri
interventi didattici dichiarando che "non esiste un pulsante che genera il BIM, né una check-list che
lo verifica", esiste la possibilità di costruire un processo, strumenti che lo possono agevolare,
riferimenti di studio ed esempi da cui attingere per creare il proprio percorso operativo BIM; si deve
andare prima verso una "conformità BIM" per poter poi avere una capacità BIM.
Gli inglesi prevedono per il 2016 di entrare nel terzo livello di maturità del BIM che molti
definiscono "I-BIM" di quell "i" che sottintende "intelligenze artificiali" o metodologie "Smart" che
rende ogni tecnologia magica ed innovativa. Beh, magari per un paese in cui la consapevolezza su
cosa sia il processo integrato dovrebbe ormai essere abbastanza diffusa, forse (ma sinceramente
non ne sono poi troppo convinto) il rischio che si confonda la tecnologia con il metodo è ridotto, ma
ho la certezza che in altri paesi (Italia in testa) si finirà per immaginare che quella "i" da sola renda
tutto omogeneo, organizzato e altamente competitivo, tutto, anche la peggiore "tuffa" creativa.
Partendo dalla consapevolezza che il nostro livello medio di maturità del BIM attuale è ben sotto la
soglia del livello 2 ed in alcuni casi non arriva neanche ad 1, cerchiamo di volgere a nostro favore
(nostro come sistema-paese, come professionisti) una alfabetizzazione del settore appena iniziata.
Diamo dunque, giustamente, input di quelle che sono le prassi di altre nazioni, le norme operative
di ambiti in cui si pratica (per legge) il processo, ma evitiamo di "evangelizzare" al metodo in modo
fideistico e trascendente, apriamo un canale per dialogare, per confrontarci, per capire "come" fare
il BIM.
Ecco perché nasce questo Blog.


Nasce innanzitutto dal confronto e per il confronto con i professionisti, gli studenti o i semplici interlocutori dei molti luoghi in cui abbiamo tenuto e teniamo corsi, incontri e convegni sul processi integrati per la progettazione; ma non vogliamo sia una (ennesima) fanzine, vogliamo aprire il canale del confronto, dando voce a chi ha iniziato un percorso di avvicinamento ed adozione al metodo, permettendogli di dialogare con gli altri "navigatori" di questo mondo, dando la possibilità a chi ha solo sentito parlare del BIM di affacciarsi nell'officina di chi prova ad usarlo, insomma vogliamo parlarne, perché siamo convinti che solo dal confronto nasce un vero metodo, soprattutto se questo confronto, avvenendo all'alba di un possibile inserimento del BIM nelle disposizioni per il controllo dei grandi progetti, può diventare lo stimolo per un metodo realmente usabile e concretamente legato al mondo delle professioni del settore edilizio ed infrastrutturale.
Per scherzo, ma fino ad un certo punto lo abbiamo battezzato U-BIM. una U che significa molte
cose, ma che gioca a contrastare quella "i" che potrebbe essere erroneamente scambiata per la
prima persona singolare della lingua anglosassone a cui, provocatoriamente contrapporre un you
(voi) in slang, proprio a dire "il BIM con gli altri, partecipato, aperto, condiviso e condivisibile.
Comunque la pensiate, benvenuti!

Massimo Campari
BIM. leader di SPRAUT
direttore tecnico dell' Istituto Nazionale di Architettura